Paola Catapano e il CERN: raccontare l’infinitamente piccolo, per far capire l’infinitamente grande

Paola Catapano giornalista, divulgatrice, esploratrice e scrittrice è da 30 anni una delle colonne portanti della comunicazione del CERN. La scienza non si accontenta di raccontarla, la vive in prima persona, organizzando anche spedizioni negli angoli più remoti della terra, dai deserti ai poli (“Ottantesimo parallelo. Un’avventura tra scienza e ghiacci”, Salani, 2023).

La incontriamo in un tardo pomeriggio soleggiato, sulla terrazza della caffetteria di questo tempio della scienza vicino a Ginevra, circondati da un vortice di chiacchiere, in varie lingue, di ricercatori, studenti e scienziati seduti ai tavoli vicini.

Al CERN, Catapano ricopre l’incarico di responsabile della produzione dei contenuti editoriali per la comunicazione pubblica; ogni giorno, coordina un team di autori di testi, cameramen, videomaker, fotografi, esperti di grafica e animazioni 3D. “Quello che facciamo – spiega, mentre sorseggia un thè – è produrre materiale per i canali sui cui abbiamo il controllo diretto, come la pagina web home@cern, la nostra rivista bisettimanale ‘Cern Courier’, i social media, le mostre, le esposizioni, gli eventi, ma anche i media package che accompagnano i comunicati stampa. In più, ci occupiamo di gestire eventi media, come le dirette tv, in casi particolari.”

LHC: “LA CATTEDRALE DELLA SCIENZA”

A circa cento metri di profondità sotto di noi, si trova il Large Hedron Collider (LHC), l’acceleratore di particelle più grande e potente della Terra (soprannominato « la cattedrale della scienza »). E’ situato all’interno di un tunnel di 27 km di circonferenza, dove si scontrano fasci di protoni alla velocità della luce, in corrispondenza di quattro giganteschi rivelatori. L’obiettivo: scoprire i segreti della materia, l’origine dell’universo, o come dicono gli scienziati del CERN: “studiare l’infinitamente piccolo, per capire l’infinitamente grande”.

LA “CORSA” DEGLI ACCELLERATORI

La storia dell’LHC si snoda in parallelo con la crescita della strategia comunicativa del CERN. Due momenti rappresentano un salto di qualità. Il primo fu nel 1993, quando, negli Stati Uniti, l’amministrazione Clinton bloccò il finanziamento al progetto di Superconducting Supercollider, un accelleratore di oltre 87 km di lunghezza.

In altre parole: il principale competitor dell’LHC, allora ancora un progetto da approvare. “A quel punto – ricorda Paola Catapano – temendo che la stessa decisione fosse presa anche nei riguardi del nostro acceleratore, l’amministrazione inglese dell’epoca ci incaricò di fare comunicazione professionalmente. Avevano capito che per fare un progetto così ambizioso come l’LHC bisognava convincere i governi, i contribuenti e parlare al grande pubblico. Uno dei miei primi sforzi era stato quello di modificare il nostro linguaggio, capire chi era il target audience, adottare gli strumenti del marketing per parlare al pubblico giusto.”

IL BUCO NERO CHE “INGHIOTTE” LE FAKE NEWS

Nel 2008, il secondo episodio chiave, nel periodo precedente l’avvio del Large Hedron Collider. La macchina della contro-informazione si mette in moto sui social: “l’acceleratore di particelle del CERN può generare un buco nero che inghiottirà la Terra”.

La minaccia è infondata, ma fa comunque il giro del mondo. Ci sono anche media che, tra il serio e il faceto, lanciano un conto alla rovescia. I fasci di particelle iniziano a girare nell’acceleratore, la Svizzera, che ospita il CERN, per un giorno è l’ombelico del mondo: “Con la diretta dell’avvio dell’LHC abbiamo raggiunto due miliardi di persone. – dice – Un primato che non abbiamo mai più superato. La paura aveva avuto un effetto trainante e, alla sera, la notizia che non c’era stato un buco nero era in apertura su tutti i tg del mondo. Quella è stata veramente l’uscita dalla nicchia e la conquista del grande pubblico. Un momento chiave che ha cambiato la comunicazione.”

ACCELERATORI DI COMUNICAZIONE: RETI SOCIALI E CITIZEN SCIENCE

Una schiacciante vittoria della scienza, che ha contributo a disegnare nuove strategie per il nuovo millennio: “I social media hanno poi rivoluzionato la comunicazione. – spiega Catapano – Il moltiplicarsi dei canali, il fatto che la scienza è tornata di moda, che c’è chi vuole parlarne pur non avendo la competenza, senza dimenticare le fake news… Contro questo tipo di problemi dobbiamo mantenere il brand del CERN come un simbolo di eccellenza, con una comunicazione di qualità; è fondamentale. Per il futuro, vedo un altro livello che si aggiunge: la citizen science, cioè coinvolgere il cittadino nel partecipare a fare la scienza.”

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