La TEM: la nuova tangenziale lombarda tra mobilità sostenibile e attenzione per l’ambiente.

Cascina Bragosa, una piccola località di Pessano con Bornago in provincia di Milano dove sorge un allevamento di rapaci, verrà espropriata per consentire la realizzazione della TEM. Dino Bendotti e Anna Flumeri, I Falconieri di Sua Maestà, spiegano cosa comporterà  allontanare questi animali dal loro habitat.

La Tangenziale Est Esterna di Milano (TEM)

Lo scorso 24 febbraio, la Corte dei Conti ha registrato la Delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) per approvare il Progetto definitivo e il Piano economico-finanziario della TEM, la Tangenziale Est Esterna di Milano.

La nuova tangenziale avrà un tracciato di 32 km e attraverserà le province di Milano, Lodi e Monza-Brianza. Definita come “un’infrastruttura attenta all’ambiente”, la tangenziale sorgerà su un territorio a elevata vocazione agricola, ricco di valore naturalistico e culturale. I soggetti coinvolti nella realizzazione dell’opera si sentono pronti a seguire tutte le fasi di costruzione  “prestando la massima cura per l’ambiente”.

Cascina Bragosa

Esaminando i 35 comuni che verranno attraversati dalla TEM, l’ attenzione si è soffermata su Cascina Bragosa, una piccola località di Pessano con Bornago. Per consentire la realizzazione del tracciato autostradale, il territorio della Cascina è segnalato tra le località che verranno espropriate.

Ma, a Cascina Bragosa sorge il Regno dei Rapaci. Dino Bendotti e Anna Flumeri, i due allevatori, ci aiuteranno a capire cosa comporterà l’esproprio di questi animali dal loro habitat.

Il Regno dei Rapaci

Anna e Dino si trovano in questa tenuta da circa quattro anni lavorando con dedizione alla realizzazione di un sogno “coltivato fin da ragazzi” ossia esercitare l’Arte della Falconeria tanto decantata dall’imperatore Federico II di Svevia nel Trattato De Arte Venandi Cum Avibus.

La falconeria è una disciplina venatoria, per alcuni uno sport, ma solo chi è in contatto con questi rapaci può capire la verità intrinseca di quest’arte: la falconeria è rispetto e dedizione.

I due allevatori hanno ricreato un habitat simile a quello naturale per i loro rapaci nati in cattività. La tenuta è un centro di riproduzione certificato in cui si presta molta attenzione alla conservazione della specie. I rapaci, infatti, sono animali abitudinari e monogami, hanno bisogno di tempo per formare la coppia e adattarsi all’ambiente. Basti pensare all’aquila delle steppe, impiega quattro anni per adattarsi e accoppiarsi. Di conseguenza, spiega Dino Bendotti, allontare i rapaci dal loro habitat comporta l’interruzione delle nascite per almeno due anni.

I due falconieri non vogliono parlare della TEM, sono increduli e temono per l’equilibrio e la salute dei loro rapaci. Sperano soltanto che il famigerato atto di esproprio dalla loro “casa” non venga mai notificato.

Per capire il loro legame profondo e l’armonia instaurata con i rapaci, sono significative  le poche parole riportate all’ingresso della tenuta: “Allevare per conservare” e allora la Natura deve essere conservata. Rispettiamola!

Ascolta l’intervista
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