Essere umani. Le differenze di genere tra natura e cultura

Marte e Venere, bianco e nero, yin e yang. Da che mondo è mondo, il genere umano è diviso in due. Alcune differenze sono temporanee, altre definitive. Ma ce n’è una che non è mai cambiata e che mai cambierà: quella tra maschio e femmina.

La necessità per Homo sapiens di riprodursi e trasmettere i propri geni alla generazione successiva – o, come direbbe qualcuno, la necessità per i suoi geni di sopravvivere e trasmettersi – ha condotto, in buona parte degli esseri viventi, alla nascita di due generi sessuali ben distinti. Nel caso umano, data l’esistenza di una vera e propria cultura (probabilmente presente anche tra gli altri grandi primati, ma certamente non allo stesso livello), tale separazione ha portato a conseguenze di natura profonda in quasi tutti gli ambiti della vita.

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Non è facile districarsi nel labirinto delle migliaia di ricerche che, nel corso dei decenni, hanno cercato di spiegare le differenze tra i generi su base scientifica.

Un ambito particolarmente interessante è quello dei fattori biologici. Di volta in volta, sono state messe in campo cause di tipo evolutivo, genetico e ormonale. Spesso influenzate dalle posizioni ideologiche di chi ha studiato la contrapposizione, vera o presunta, tra le due metà del cielo. Oltre alle ovvie differenze fisiche e fisiologiche, si è provato a dimostrare che uomini e donne sono diversi nella struttura biologica di base del sistema nervoso centrale.

Una precoce differenza biologica che potrebbe avere conseguenze sul comportamento di ragazzi e ragazze attiene al diverso schema di secrezione degli ormoni sessuali, che avviene nella fase prenatale e subito dopo il parto. Secondo gli studi dello psicologo John Archer, ad esempio, la secrezione di ormoni androgeni, come il testosterone, nei maschi comporta una maggiore propensione ad attività caratterizzate da un coinvolgimento fisico aggressivo*.

Altre teorie sostengono invece che la differente esposizione ormonale in queste fasi, fin durante la pubertà, sarebbe alla base della diversa specializzazione dei due emisferi cerebrali nei maschi e nelle femmine.

Nei primi ci sarebbe una prevalenza di quello destro, con la conseguenza di una maggiore competenza in attività visuali, nelle seconde una prevalenza di quello sinistro, con la conseguente migliore prestazione in attività verbali.**

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C’è poi un approccio di tipo evolutivo, secondo cui le differenze di genere sarebbero dovute alle pressioni selettive che si sono esercitate durante la storia dell’evoluzione umana. Chi lo sposa sostiene che le femmine abbiano avuto, fin dalle origini della nostra specie, un maggior coinvolgimento nella riproduzione e nell’accudimento della prole, mentre i maschi siano da sempre stati portati per la caccia e l’esplorazione dell’ambiente.

Dominazione degli uomini e subordinazione delle donne sarebbero, dunque, nati da primitivi schemi di comportamento, che porta(va)no il sesso “forte” a controllare l’accesso alle risorse di quello “debole”***. Da qui deriverebbe, ad esempio, la migliore capacità di comunicazione linguistica ed emotiva di quest’ultimo.

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Tuttavia, non è solo questione di biologia. O almeno, così sostengono i fautori dell’approccio centrato sulla socializzazione.

Lo sviluppo psicologico, sin da bambini, è influenzato secondo loro in modo decisivo dall’interazione tra l’individuo e l’ambiente culturale in cui vive. I genitori, in particolare, ricoprono un ruolo fondamentale: secondo la teoria dell’apprendimento sociale, infatti, l’acquisizione di certi comportamenti avviene per osservazione o per imitazione di modelli; la prestazione di un bambino o di una bambina rispetto ad un compito è pertanto influenzata dalla percezione di quel compito come appropriato o meno al proprio genere.

È qui che entra in gioco lo stereotipo: nonostante la politically correctness che domina le società contemporanee, atteggiamenti o azioni che non vengono solitamente considerati adatti a un genere sono ancora visti come devianti e “contro natura”.

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* Archer, John. “The influence of testosterone on human aggression”, British Journal of Psichology (1991). Vol. 82:1-28.

** Breedlove, S. Marc. “Sexual Differentiation of the Human Nervous System”, Annual Review of Psychology (1994). Vol. 45: 389-418.

*** Smuts, Barbara. “The evolutionary origins of patriarchy”, Human Nature (1995). Vol. 6: 1-32.

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